lunedì, 2 Ottobre 2023
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O si cambia o si muore

E’ passato un anno da quando questa guerra domina i nostri giorni. Le previsione del paese aggressore si sono rivelate del tutto infondate: questa  ” operazione militare speciale ”  doveva durare pochi giorni , invece non si intravede la fine né  una via di uscita. La situazione è bloccata , i numeri impietosi,  ( secondo alcune fonti  400.000 soldati impiegati sui due fronti, 100.000 morti e feriti per parte ) , il futuro non prevedibile !  I potenti detta terra hanno iniziato questa  guerra  ma  ora non sanno  come farla finireMi vengono in mente le parole di don Tonino al rientro da Sarajevo: la speranza del mondo, di questo mondo, affidata al popolo,  ai poveri.  E’ il popolo che deve ribellarsi alla guerra! Seriamente malato e  consapevole che i suoi giorni stavano per  finire  Tonino Bello va  a Sarajevo.  Si riaffacciavano proprio in quei giorni nella nostra Europa, i fantasmi del nazionalismo , della razza, del peso della storia, della pulizia etnica: fantasmi con i quali oggi stiamo facendo drammaticamente i conti e che invece credevamo aver sepolto per sempre.   Viviamo giorni bui che ci riportano con il pensiero indietro di un secolo: l’Europa sonnambula del 1914 precipitava, senza piena  consapevolezza,  verso la triste stagione bellica che per trent’anni seminò morte e distruzione nel mondo. Alle macerie si aggiunse anche lo spettro dell’apocalisse atomica.   Così oggi: il pianeta piagato  dalle conseguenze dei cambiamenti climatici, da  una pandemia che semina morte,  da una guerra che infiamma anche il nostro continente.  Come sonnambuli, vaghiamo senza storia , senza memoria:  la generazione che ha vissuto gli anni della grande guerra non c’è più e  nessuno avverte il dramma che incombe sul nostro pianeta!  Viviamo  dentro una dannata contraddizione: una terra divisa da più conflitti ma sempre più unita da un comune  drammatico destino, quello dell’auto-annientamento globale dell’umanità, determinato dal  rischio nucleare e dalla catastrofe ecologica.  Siamo  dentro ad nuovo paradigma, quello della interdipendenza planetaria che ci dovrebbe portare ad una considerazione nuova: dinnanzi alla guerra non è detto che ci sia  un vincitore ed un vinto ma tutti potremmo uscire sconfitti per sempre.  Lo aveva intuito lo stesso Einstein  già nel 1946. E il 23 maggio di quell’ anno mandò un messaggio  alle autorità degli Stati Uniti per dire che ” la liberazione della potenza dell’atomo ha cambiato ogni cosa fuorché il nostro modo di pensare  e così noi siamo trascinati verso una catastrofe senza precedenti “.  Concetto ribadito dopo l’esplosione sull’atollo di Bikini, nell’oceano pacifico nel 1954 , dove fu fatta esplodere una bomba a scopo sperimentale e non per esigenze belliche: l’evento, che provocò non poche conseguenze sull’ambiente,  trovò l’occidente indifferente anzi incuriosito, peggio divertito,  al punto tale da trarne motivo per chiamare una bella attrice, Rita Hayworth, l’atomica, e dare al suo  audace costume da bagno il nome Bikini , associando in maniera assurda la bruttura della guerra alla bellezza del corpo di una donna che quel costume intendeva esaltare.   Il 9 luglio dello stesso anno lo scienziato pubblica  un Manifesto  dove  ribadisce che l’atomica sarebbe stata in grado di portare alla  ”  morte universale ( ma ) gli individui faticano a immaginare che a essere in pericolo sono loro stessi, i loro figli e nipoti  e non solo una generica umanità “.   E conclude: ”  Ci appelliamo , in quanto esseri umani, ad altri esseri umani : ricordate la vostra umanità, e dimenticate il resto “.  E allora  deve essere interesse di tutti  fermare la guerra, anzi le guerre, anteporre le ragioni della pace alle ragioni della guerra:   lavoriamo tutti per una nuova Europa, che non escluda nessuno,  denunciamo il commercio delle armi, aderiamo alla campagna contro le banche armate ,   promuoviamo  l’obiezione fiscale,  chiediamo ai nostri politici l’impegno perché  lo Stato italiano  firmi il trattato di non proliferazione nucleare  e abolisca  il segreto militare in tema di riarmo e armamenti. Svegliamoci. Non c’è più tempo: o si cambia o si muore.

 Giancarlo Piccinni

Presidente della Fondazione don Tonino Bello

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