martedì, 30 Maggio 2023
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LA PACE; I POVERI; IL POPOLO: Tonino Bello e il Cardinal Lercaro

Quando il 17 gennaio del 1991 la coalizione multinazionale cominciava a bombardare Bagdad eravamo tutti convinti che la ” guerra lampo ” fosse l’unica soluzione per fermare il dittatore Saddam. Pensavamo che la guerra dovesse durare poco tempo, che presto Saddam sarebbe stato vinto e spodestato, che l’Occidente avrebbe ristabilito l ‘ ordine e portato la democrazia e il benessere in Iraq. I mass media, per la prima volta nella storia, mandavano in onda in tempo reale sui teleschermi di tutto il mondo le immagini delle esplosioni nei cieli iracheni e la guerra spettacolo veniva seguita dai divani degli utenti ai quali veniva detto che sarebbero stati colpiti solo gli obiettivi militari grazie ad operazioni chirurgiche garantite da armi intelligenti, che nessun civile sarebbe morto, che la tempesta sarebbe presto passata.
Non c’è stata più quiete dopo quella tempesta! La tempesta ha generato altre tempeste . Tonino Bello in quei giorni scriveva che la guerra ad oltranza avrebbe preso il sopravvento. Non c ‘è stata più pace in Iraq per tutto il primo ventennio del nuovo secolo: il fuoco della guerra è divampato per inattesi sentieri , ha continuato a generare vittime e insicurezza , da lì è nato il terrorismo internazionale.
La guerra ad oltranza: quella che noi facciamo in nome dei confini , ha superato ogni confine ( a proposito Ucraina questo significa : CONFINE !), perché la guerra non conosce confini, sconfina!
Sconfina là dove non te lo aspetti , e qualche anno dopo arrivò anche in Europa, nella ex Jugoslavia!
Così nel nostro continente riemersero i fantasmi che avevamo giurato alla storia di non voler più rivedere: lager, stupri etnici, odi razziali, nazionalismi, scontri di civiltà e fra religioni. Don Tonino aveva intuito che quella guerra alla fine del II millennio per l’Europa, per la sua terra , avrebbe potuto rappresentare un pericolo in più nel tempo, quella guerra avrebbe potuto generare nuovi conflitti e nuovi lutti, che quella guerra poteva essere il primo atto, il primo momento di una guerra ” ad oltranza ” .
Era ancora ragazzo don Tonino quando sperimentò sulla propria pelle i lutti della guerra. In casa sua sua due giovani fratelli partono per la guerra e non fanno più ritorno: chissà quanti perchè senza risposta, quante lacrime amare, quanti silenzi avranno attanagliato la sua vita già mentre sbocciava . Forse da lì partivano i primi sogni per la pace nel mondo.
Ma sulla formazione alla pace un ruolo fondamentale ebbe il Cardianl LERCARO, grande pastore e suo Maestro negli anni vissuti a Bologna. Uomo di Pace, Giacomo Lercaro ha pagato con l’incomprensione e con l’ isolamento ( sino alla cessazione del suo ministero episcopale ) il suo amore per il Vangelo, ma nel cuore di Tonino Bello il cardinale ha avuto sempre un posto particolare.

Per LERCARO ” la dottrina della pace si fonda e si dimostra con l’intero evangelo, e reciprocamente l’intero evangelo implica inconfondibilmente l’evangelo della Pace, che è Cristo stesso “( Discorsi sulla Pace, pag. 10) . La pace , per Lercaro, non è un problema solo etico, o sociologico, o educativo, o politico: è anche questo, ma per il cristiano è soprattutto una persona, Gesù di Nazareth … ” la pace non è , come normalmente noi la rappresentiamo, il risultato di un rapporto etico ordinato e progredito secondo ragione ed equità; e non è neppure il frutto di un corretto rapporto metafisico con Dio: essa è un dono storico-salvifico, o meglio ancora, è un dono di salvezza tale che è la Persona stessa dell’ unico Salvatore del mondo: la pace non è un rapporto, è una Persona, ha un nome personale, è il Messia , è Gesù…” ( ib pag 21 ). Quindi la rivendicazione lercadiana della pace è una rivendicazione cristologica … il che equivale a dire che questa affermazione della pace evangelica è in lercaro una affermazione della centralità della pace come centralità assoluta dell’eucarestia: e non poteva essere diversamente in lui , il liturgo che è vissuto tutta la sua vita , ma specialmente negli ultimi anni, per l’Eucarestia e dell’Eucarestia. E non per nulla l’ultimo dei suoi discorsi sulla pace è stato pronunziato come omelia in un assemblea eucaristica, anzi in quella che si può dire la sua ultima eucarestia solenne come pastore della sua chiesa ( ib pag. 13-14 ) Per Lercaro la chiesa ” non deve solo parlare di pace, pregare per la pace, scongiurare gli uomini perchè facciano pace, ma deve farsi essa stessa facitrice di pace ” ( ib pag 15) . Alla stessa chiede di superare la funzione medioevale di arbitra delle cose temporali ” la sua via non è la neutralità , ma la profezia “. Ad essa chiedeva appunto chiarezza su temi quali la illiceità del possesso e della conservazione degli armamenti atomici non che l’infondatezza evangelica della dottrina teologica , dominante per secoli, della guerra giusta: ” e quindi la illiceità di ogni guerra, anche quella di difesa contro un ingiusto aggressore, in cambio della quale lercaro accenna i principi e le modalità essenziali di forme di difesa sostitutiva ” ( ib.pag.16). E Tonino Bello In ” Maria donna dei nostri giorni ” dedica un capitolo a ” Maria, donna di parte”. Così prega l’amato pastore: ” Santa Maria, donna di parte, tiènici lontani dalla tentazione di servire a due padroni. Obbligaci a uscire allo scoperto. … noi ti preghiamo per la chiesa di Dio, che a differenza di te, fa ancora tanta fatica ad allinearsi coraggiosamente con i poveri. In teoria essa dichiara << l’opzione preferenziale>> in loro favore . Ma in pratica rimane spesso sedotta dalle manovre accaparratrici dei potenti. Nelle formulazioni dei suoi progetti pastorali decide di << partire dagli ultimi >> . Ma nei percorsi concreti dei suoi itinerari si mantiene prudenzialmente al coperto, andando a braccetto con i primi. Aiutala ad uscire dalla pavida neutralità ” .
Nell’omelia del 1 Gennaio del 1968 c’è un passaggio molto emblematico in cui Lercaro anticipa la propria conclusione autobiografica e a proposito della funzione profetica della Chiesa dice : ” il profeta può incontrare dissensi e rifiuti. Anzi, è normale che , almeno in un primo momento, questo accada: ma se ha parlato non secondo la carne ma secondo lo Spirito, troverà più tardi il riconoscimento di tutti. E’ meglio rischiare la critica immediata di alcuni che valutano imprudente ogni atto conforme all’evangelo, piuttosto che essere alla fine rimproverati da tutti di non aver saputo contribuire ad evitare le decisioni più tragiche o almeno ad illuminare le coscienze con la luce della parola di Dio “. Entro quello stesso mese gli veniva comunicato che doveva ritenere compiuto il proprio servizio episcopale, ma oggi la storia da a lui ragione ( unanime infatti è il giudizio sulla disfatta americana nel vietnam ) . Molto interessante è l’accostamento che in Lercaro troviamo tra pace e giustizia che Tb svilupperà ulteriormente con l’aggiunta del concetto della ” salvaguardia del creato ” , ma qui desidero soffermarmi su un altro tema che è centrale sia in Lercaro che in don Tonino ed è quella della povertà e dei poveri. Più volte troviamo ribadito il concetto che le cause delle guerre fossero da ricercare nella cupidigia ” in questa corsa di tutti al possesso dei beni della terra ” mentre a pagarne gli effetti sono soprattutto o solo i poveri ( Giacomo 4, 1 : Da cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi ? Non vengono forse dalle vostre passioni…. Bramate e non riuscite a possedere, uccidete , invidiate e non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra e non avete ). Ma al di là di questo legame immediato tra la cupidia di ricchezza e la guerra, la riflessione lercadiana va oltre: nella loro vita Lercaro e don Tonino maturano la convinzione che la storia dell’umanità ha il suo baricentro nei poveri piuttosto che nei grandi di questo mondo, chiamano la chiesa ad un rinnovamento proprio ” a partire dai poveri ” e ripensano il tema della povertà in chiave teologica : ” quello della povertà ” era uno dei fondamentali problemi umani di dimensione planetaria della nostra epoca che andava riconosciuto come un inequivocabile luogo teologico ” ( Corrado Lorefice, Dossetti e Lercaro, pag. 322 ). Per Lercaro la povertà è un aspetto costitutivo del mistero di Cristo, lo rivela e ne rende partecipi. Prima di essere un elemento dell’ etica evangelica essa è un mistero, poichè direttamente congiunta al mistero del Messia dei poveri “( ib pag. 322-323 )

I poveri non sono solo i destinatari privilegiati dell’ evangelo ma sono un << sacramento >>. La dottrina della ” divina povertà ” era l’argomento che il concilio avrebbe dovuto approndiree formulare perchè innervasse l’intero vissuto ecclesiale: le istanze dell’arcivescovo di Bologna sostanzialmente confluiranno in LG 8,3. Affermava Turoldo ( che don Tonino mi fece conoscere nella seconda metà degli anni 70, quando era mio professore al liceo classico di Tricase ) che ” la povertà è la legge del mondo “. Importante ritengo sia un suo scritto sul mistero della povertà pubblicato nel 1998 da Servitium Editrice ” Profezia della povertà: unica via per la chiesa, unica speranza per il mondo “. Su questo scritto c’è una riflessione di Raniero la Valle. Scrive Raniero: ” Questo mistero è prima di tutto un mistero di fede. E’ la povertà di Dio che [ ] non tiene tutta per sè la sua divinità… ma se ne spoglia, la partecipa, la mette in gioco, la condivide. E’ la povertà del figlio, che prende la figura dell’uomo, e anzi di servo e si fa obbediente fino alla morte e alla morte di croce. E’ la povertà della chiesa che che ha un’unica ricchezza immateriale la Parola. Ma in secondo luogo la povertà è un mistero antropologico…: riguarda non una particolare, per quanto vasta, categoria di esseri umani, ma tutti. Essa da ragione della povertà come appartenente alla condizione umana comune… non è una condizione accidentale, transitoria, non è una congiuntura. E’ una condizione universale e permanente che accomuna tutti gli uomini e le donne, e ne integra l’identità. Questa povertà costitutiva dell’uomo significa che nessuno è sufficiente a se stesso e tutti hanno bisogno gli uni degli altri; comporta la finitudine, la morte e il limite, e in sostanza coincide con la condizione umana. Gli uomini sono tutti poveri ma sono beati solo quelli che si riconoscono tali. Anche don Tonino sceglie di “partire dai poveri “, ma non basta. Dirà : << dai poveri verso tutti >> : ” La chiesa è per tutti. L’annuncio di salvezza non esclude nessuno…. Una formula sudamericana, molto suggestiva, precisa meglio il concetto: Desde los pobres a todos. La sentii in Argentina : dai poveri verso tutti . Senza escludere nessuno ( Con Cristo sulle strade del Mondo, 10, Dai poveri verso tutti ).
Di questa ” turba scomoda e dolente ” don Tonino si sente parte: “… prima o poi toccherà a tutti , anche a me, anche a quelli che momentaneamente sono i primi…..” perchè, citando Paolo VI ricorda : ” La povertà non è solo quella del denaro , ma anche la mancanza di salute, la solitudine affettiva, l’insuccesso professionale, l’assenza di relazioni, gli handicap fisici e mentali, le sventure familiari …. “.
E Tonino Bello in un suo passaggio, durante una Veglia pasquale, scrive cosi’ di se stesso ( immaginando che sia il Cristo a parlargli ): ” Non temere piccolo uomo – così si definisce : piccolo uomo – ma che credi davvero che le sorti del Regno o l’avvenire della mia chiesa dipendano dalla calligrafia dei tuoi progetti o dai livelli della tua efficienza di stratega ? Tra qualche ora la cattedrale si riempirà di gente… E’ un popolo di sacerdoti. Essi elevano al cielo un offertorio ben più grande di quel che immagini tu… perchè ostia della loro patèna è tutta la vita, intrisa di gioie e dolori, di speranze e di lacrime. E’ un popolo di profeti… E’ un popolo di re….” . Gli apporti sapienziali del popolo sono stati sempre preziosi per l’amato Pastore. Per don Tonino il popolo è “ soggetto di riflessione teologica “ e il valore della cultura del popolo , i saperi del popolo e quelli dei teologi dovranno necessariamente integrarsi. Don Tonino attuò una pastorale che non solo era per il popolo, ma soprattutto partiva dal popolo. La prospettiva di una ecclesiologia imperniata attorno alla categoria di popolo di Dio, con tutto quanto essa consenta di mettere alla luce quanto a pari dignità, alla “ vera aequalitas “ (LG, 32 ) e alla comune responsabilità di tutti i cristiani, ha consentito ai padri conciliari di ricuperare la dottrina del “ sensus fidelium “….. ( Roberto Repole, il sogno di una chiesa evangelica , l’ecclesiologia di papa francesco, pag. 71 ) In EG il papa dice: ( cit.53-66, 58-59)
“ in tutti i battezzati , dal primo all’ultimo, opera la forza santificatrice dello Spirito che spinge ad evangelizzare. Il popolo di Dio è santo in ragione di questa unzione che lo rende infallibile << in credendo >>. Questo significa che quando crede non si sbaglia, anche se non trova parole per esprimere la sua fede. Lo spirito lo guida nella verità e lo conduce alla salvezza. .. Dio dota la totalità dei fedeli di un istinto della fede – il sensus fidei – che li aiuta a discernere ciò che viene realmente da Dio “. Nell’ Intervista a Francesco, di Antonio Spadaro ( pag. 459 ) il Pontefice “ invita a riconoscere la << santità quotidiana >> in ogni soggetto ecclesiale in qualunque situazione di vita. Tale santità viene associata alla pazienza: non solo come farsi carico degli avvenimenti e delle situazioni esistenziali, ma come costanza nell’andare avanti ogni giorno “. Andare avanti ogni giorno, insieme, camminare insieme , se davvero vogliamo spalancare le finestre del futuro, camminare, osare, progettare insieme. Per la chiesa essere insieme , stare insieme è un’esigenza intrinseca, legata alla sua stessa identità e natura ed è a fondamento della sua missione. In occasione di un convegno dell’azione cattolica diocesana , svoltosi nell’aula magna del pontificio seminario regionale di questa città il 19 Aprile del 1997 il card. Marcello Semeraro affronto il tema del pensiero ecclesiologico di don Tonino Bello. Cosi’ il cardinale , allora direttore dell’istituto teologico pugliese, diceva: “ rivolgendosi ai suoi preti il Vescovo aggiungeva che la percezione dell’itineranza stimola la coscienza della comunione. La comunione del cammino, appunto, o come si direbbe oggi, la “ sinodalità “. Insieme per camminare fu, difatti, il titolo delle linee pastorali programmatiche per il 1986-87 nelle quali mons. Bello colse il centro dinamico dell’ecclesiologia cattolica della communio, la quale guarda al mistero trinitario come origine, forma e orizzonte del mistero della Chiesa. Qui egli precisò: “ Per noi chiesa , quell’ insieme non è solo una condizione ineludibile per camminare , ma esprime un modo sostanziale di essere “. Fu solo l’introduzione per una felice incursione nel mistero della santa Trinità. Da Romano Guardini, infatti, egli riprese l’idea della chiesa come << propaggine della comunità divina >>, passando ad accennare al rapporto di mutua immanenza che vige tra il mistero della Chiesa e il mistero dell’Eucarestia e concludendo subito che dalla Trinità, attraverso l’Eucarestia, si giunge alla comunione ecclesiale. [ ] In questo passaggio rapidissimo, non soltanto molto bello, ma pure molto preciso, è coniugata l’antica dottrina tomista … e la più recente dottrina sacramentaria che , guidata dalla preghiera eucaristica, vede operanti, in questo sacramento , le tre divine Persone “.
Insieme come popolo di Dio: pastori e popolo, insieme. La chiesa è la totalità del popolo di Dio ( intervista a papa Francesco da A. Spadaro, cit. 450 ). E Matteo Maria Zuppi nel libro “ Quale chiesa “ ( pag.104 ) nell’omelia del 17/ 10/ 2021 pronunciata in occasione della Apertura del cammino sinodale in diocesi e ricordo del card . Lercaro dice: “ camminiamo insieme perché non vogliamo restare fermi, ( quindi si sta fermi se non si cammina insieme !) fermi nell’immobilismo impaurito e vuoto nel formalismo dell’accontentarsi della facciata, nell’intellettualismo delle “classificazioni ideologiche e partitiche e staccandoci dalla realtà del popolo santo di Dio…. Lercaro andava nelle periferie della città per costruire chiese: occorre andare lì per trovare futuro” . Roberto Repole in una recente pubblicazione dal titolo “ il sogno di una Chiesa evangelica – L’ecclesiologia di papa Francesco – “ sottolinea come oggi sia fondamentale attuare una conversione pastorale, “ conversione pastorale che secondo il vescovo di Torino deve passare “ anche e soprattutto da una de-clericalizzazione della chiesa, che comporti il riconoscimento effettivo dell’imprescindibile contributo di tutti i cristiani,anzitutto ovviamente dei cristiani laici, perché il Vangelo, in un modo che vede intimamente connessi annuncio e carità vissuta, raggiunga quante più donne e uomini possibili “. Poi elenca ( pag. 93- 95 ) “ i motivi che secondo Francesco avrebbero bloccato il protagonismo dei laici: 1) il fatto di non essere stati formati a dovere; il fatto di non aver trovato spazi nelle chiese particolari; ma anche il fatto di essere stati chiamati ad assumere spesso compiti intraecclesiali a discapito di un impegno di evangelizzazione all’interno delle diverse realtà del mondo. –ma- ( pag. 127 ) il sogno di una Chiesa così non può, però, essere il sogno del solo Papa… esso chiede di essere un sogno condiviso.” Roberto Repole termina la sua riflessione ( pag. 128 ) sollecitando di “ recepire in modo creativo la svolta conciliare “ attraverso “ il superamento di una visione monarchica del ministero del vescovo come di quello dei preti; nel ricupero delle realtà del presbiterio e della novità del ministero dei diaconi; nel ripensamento degli organismi di partecipazione, affinchè sia intercettato il sensus fidei , vi sia la valorizzazione dei diversi carismi e si attui una autentica corresponsabilità”.
Tutti concetti questi già presenti nei progetti pastorali che don Tonino in questa diocesi ha presentato e che oggi dovrebbero essere sicuramente oggetto di studio e di approfondimento. A suo tempo per poter essere attuati non potevano essere solo il sogno di don Tonino, dovevano essere un sogno condiviso. Condiviso con il suo popolo, questo popolo, al quale dedica le sue ultime parole: “ Tanti auguri popolo di Dio. Il Signore ti accompagni in questo viaggio dell’esodo…. Il Signore di notte ti starà vicino sotto la nube luminosa e, durante il giorno, ti preparerà una tenda sotto cui riposare le tue membra sfinite “.

relazione del dr Giancarlo Piccinni

Cattedrale di Molfetta, 21 Aprile 2022 – relazione in occasione del
” 29° anniversario del dies natalis di don TONINO BELLO “

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