don Tonino Bello
Non è tra i termini che più frequentemente ricorre tra gli scritti di don Tonino Bello, ma non c’è una pagina, così come non c’è stato un giorno della sua vita, in cui la misericordia non sia stata il filo conduttore di quella trama che ancora oggi profuma di novità.
don Tonino Bello pastore di misericordia
Pastore di misericordia ha segnato ogni giorno la sua città sino a cambiarne il corso della storia : i poveri della sua città, gli ultimi , sono diventati nei suoi scritti, nella sua vita, nella sua chiesa i protagonisti. Protagonisti di un romanzo vissuto. Hanno oscurato tutti, i potenti sono stati rovesciati dai troni. Questi finiti nel dimenticatoio, dei poveri invece ancora si parla come fossero dei familiari, degli amici. Con simpatia ricorrono i loro nomi e le loro storie: Massimo , Gennaro , Giuseppe sono entrati nel nostro cuore e semmai ci lasciano il rammarico di non averli frequentati, vissuti con la stessa intensità dell’amato Pastore. Quasi come i pescatori che nel vangelo di Gesù furono scelti, e poi divennero amici, quindi testimoni e apostoli.
Come loro don Tonino Bello ha sofferto, per loro ha gioito, con loro ha vissuto e ha scoperto la ricchezza che solo la relazione con gli ultimi può dare: “…l’impegno per i poveri e gli oppressi aiuta a scoprire il potenziale evangelizzatore dei poveri…. “, sicché questi “ non sono l’oggetto del nostro impegno, ma sono essi stessi i portatori più efficaci del lieto messaggio di salvezza “.
don Tonino Bello coglie la drammaticità del momento storico: soffre per i dolori di Dio, primo scarto del mondo. Soffre per i dolori del mondo ansimante, attanagliato dalle sofferenze delle guerre, un mondo infelice che non sa liberarsi dall’inganno del denaro, un mondo oggi schiavo di un’economia selvaggia, un mondo incapace di proteggere la propria casa dalla logica del dominio. Soffre per la sua chiesa e la ammonisce: “ Non c’è più tempo da perdere .
don Tonino Bello e la chiesa
La chiesa per potersi salvare deve avere questa prospettiva: ripartire dagli ultimi ! E la incoraggia, la esorta a “ manifestare un ‘ audacia nuova. Come siamo felici in periferia quando vediamo che a Roma si manifesta accoglienza verso i terzomondiali, o ci si batte perché ai poveri si riconoscano i diritti umani; come siamo lieti quando constatiamo che a Roma si prende posizione in favore dei popoli più lontani! Che gioia nell’ascoltare queste cose! Allora, se un povero vescovo di periferia può permetterselo, l’incoraggiamento è questo: << Coraggio chiesa di Roma: manifestaci la tua esemplarità >> perché il mondo attende la testimonianza della chiesa chiamata a presiedere la carità “.
Carità come arte dell’incontro, prassi di un ’umanità che travalica anche le fedi per unire ogni uomo. Carità come compassione : per vincere l’indifferenza , terreno viscido su cui si prepara e si alimenta ogni conflitto dell’umanità. Patire sino alle viscere: così è stato per don Tonino Bello che ha patito sino a sperimentare nelle sue viscere il cancro della indifferenza, della guerra , della violenza. Ma non è stato vinto: sino alla fine, soprattutto alla fine, ha annunciato a tutti che “ si può amare Dio con cuore di carne, … con accenti intrisi di terra, infuocati di passione, vibranti di gaudio , di dolore , di morte ” e si può anche “ amare la carne con cuore di Dio: la carne della storia, anzi della cronaca bianca e nera, la carne dei poveri e dei crocifissi “.
Per aver vissuto tutto questo è stato creduto! Dalla periferia una voce alla fine del II millennio si è levata: “ le cose cambieranno se i poveri lo vogliono “.
Giancarlo Piccinni
Presidente Fondazione don Tonino Bello